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Nuovi Vicini e il SIPLA contro lo sfruttamento in agricoltura

Nuovi Vicini e il SIPLA contro lo sfruttamento in agricoltura

Il primo maggio 1886 i lavoratori organizzarono a Chicago uno sciopero per chiedere condizioni di lavoro dignitose, una data che non a caso è diventata la ricorrenza per la festa del lavoratore.

135 anni dopo vi è ancora la necessità di rivendicare un proprio diritto: anche nel nord Italia sfruttamento lavorativo e caporalato sono fenomeni tutt’altro che debellati e anzi, continuano a colpire persone appartenenti alle fasce deboli della popolazione, che sono costrette ad accettare veri e propri ricatti.

Il Friuli Venezia Giulia non è risparmiato da queste problematiche: in tutti i settori produttivi, dall’agricoltura fino ad arrivare all’edilizia, dalla ristorazione alla cantieristica (vedi il recentissimo caso Fincantieri, dove per lavorare gli operai erano costretti a pagare una quota di ingresso alle ditte in subappalto), il cosiddetto “lavoro nero” è spesso ben radicato.

Specialmente nel settore agricolo il lavoro sommerso è riuscito ad insinuarsi con più facilità: sono infatti sempre più diffuse le aziende di servizi gestite da imprenditori poco onesti che procurano braccianti per le attività stagionali, abbattendo il costo del lavoro dei dipendenti per un aumento del proprio profitto. Anche al nord come nel sud Italia, lo sfruttamento nell’ambito agricolo è radicato nel sistema lavorativo, non è un qualcosa di lontano ma anzi, è decisamente tangibile.

Per questo la cooperativa Nuovi Vicini, che da sempre lavora per la tutela delle vittime dello sfruttamento lavorativo, ha aderito al progetto SIPLA (il Sistema Integrato di Protezione per i Lavoratori Agricoli) attraverso il Consorzio Communitas, capofila, di cui la cooperativa è parte.

Il progetto prevede azioni di presa in carico personalizzata di lavoratori vittime o potenziali vittime di sfruttamento lavorativo, a partire dalle attività di emersione ed al loro inserimento socio lavorativo, fino al ripristino di condizioni di regolarità lavorativa e di inclusione sociale sostenibile.

Tra gli obiettivi principali vi sono quelli di creare presidi permanenti a favore dei lavoratori stagionali sfruttati o potenzialmente sfruttati, sviluppare un sistema di accoglienza e reinserimento per costruire un’alternativa allo sfruttamento lavorativo, e infine promuovere un tessuto di interventi di informazione e formazione al lavoro insieme ad aziende agricole, fondato su presupposti etici.

Diverse le persone seguite dagli operatori del progetto, come Sajjad e Iqbal (i nomi sono di fantasia) che qui in Friuli hanno fatto i conti con la brutalità del mondo del lavoro: per mesi questi ragazzi hanno vissuto in un casolare di campagna, senza acqua calda anche in inverno, insieme ad una cinquantina di persone. Un affitto, come da accordi, trattenuto dallo stipendio mensile, stipendio peraltro mai ricevuto. Un lavoro duro al quale si aggiungevano anche le violenze fisiche e psicologiche subite dal proprio caporale. Finalmente, dopo mesi di sfruttamento, Sajjad e Iqbal hanno trovato la forza di scappare e hanno deciso che denunceranno il proprio datore di lavoro: un diritto costituito al quale spesso tante persone sotto ricatto non ricorrono e, per la necessità di avere un contratto di lavoro che gli permetta di rinnovare il permesso di soggiorno, sono costrette a farsi sfruttare con la speranza di una vita migliore. Ora per Sajjad e Iqbal si apre un nuovo capitolo della loro vita e, sotto la protezione del progetto SIPLA , cercheranno di migliorare la propria situazione lavorativa.

 

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